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Un posto qualunque

 

"Eppure non riesco a dire altro, sui lavori di Laura Federici se non  che da regista sento una grande somiglianza tra il suo lavoro e  quello che faccio io.

 

Forse perchè parte spesso da un dato reale. O forse perchè in lei  prevale il guardare sull'immaginare, che poi è il modo di far cinema  che amo di più.

 

Pare che guardi il mondo, e lo rimbalzi allo spettatore con una  densità tutta sua, amplificandole carnalità o sfocature, o che  ricomponga il gioco degli incastri tra pieni e vuoti così come fa il  cinema, quando cattura il reale, lo ricompone col montaggio, col  gioco della fotografia o della narrazione. Quando seleziona quello  che più gli conviene per lasciare solo quello che gli garba di più.

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Ecco, forse questo: la macchina da presa cattura la vita, ed il montaggio taglia via le parti noiose. Nei suoi quadri Laura Federici fa qualcosa di simile: cattura la vita, la vela, e la rivela tagliando via le ruvidezze e le bolle d'intonaco, cancellando i peli e le pozze di sporco, i cocci di bottiglia e le screpolature.  

Rivestendo tutto con l'olio bello e denso.

 

Una sorta di cinema, insomma. Un cinema ad olio, in fondo"

(dal testo in catalogo di Daniele Lucchetti)

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"Laura mi aveva portato delle immagini di allestimenti che, con altri, aveva progettato. Mi erano piaciute: non avevano nulla di quei sapori convenzionali che di solito accompagnano questi progetti.


Li avevo pubblicati su “Abitare” sfidando i pareri contrari di chi li giudicava troppo semplici. L’incontro con i suoi disegni non è stato solo un incontro, ma una partenza alla scoperta dei suoi progetti “munariani” per le scuole, della sua dedizione alla rappresentazione degli incerti luoghi di passaggio, che sono la filigrana costante del suo agire.


Cosa può esserci di comune tra quegli allestimenti essenziali e diretti, che succhiavano dalla grande tradizione del moderno proprio la semplicità e il sapiente gioco delle luci e queste “illustrazioni” così intime e dipinte con una tecnica che si può definire tradizionale?  Non lo so, ma un filo sottile c’è ed è avvertibile, se tutto si riconduce proprio alla persona di Laura Federici, quel suo essere al di fuori degli schemi, senza irritanti gesti dimostrativi con la sua individualità originale e non artefatta. 

 

Non tutti i disegni di questa mostra mi piacciono, e lo dico subito per dare più valore e sincerità alla positività di giudizi sulla sua pittura in genere, sulle sue illustrazioni guidate da curiosità e anticonformismo. 

 

Non sono tanto i paesaggi naturali quanto le allusioni rapide agli angoli dei luoghi urbani; le figure che ci sono, ma paiono sfuggire veloci o tuffarsi nelle acque di una una piscina, che rendono memorabili questi disegni". 

(dal testo in catalogo di Italo Lupi)

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_ 2008

_ Galleria l'Affiche , Milano

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